Diritto d’autore, scrive Filippo Sugar, presidente SIAE: “Gli autori? Sono i lavoratori più importanti dell’industria creativa

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/30/diritto-dautore-scrive-filippo-sugar-presidente-siae-gli-autori-sono-i-lavoratori-piu-importanti-dellindustria-creativa/1920007/

Diritto d’autore,

Filippo Sugar, presidente

SIAE scrive a Il fatto quotidiano : “Gli autori? Sono i

lavoratori più importanti

dell’industria creativa”

 

Il diritto d’autore è stato sin dalla sua istituzione alla base dello

sviluppo della cultura e in particolare, a partire da fine

Ottocento, dell’industria musicale. Allo stesso modo in cui il

brevetto stimola l’innovazione tecnologica, il diritto d’autore

genera innovazione e offerta di opere creative nella musica,

nel cinema, nel teatro, nella letteratura. Negli ultimi vent’anni è

diventato sempre più evidente come l’Europa e l’Italia fatichino a

competere con gli Stati Uniti e con altre grandi economie

evolute sul fronte dell’innovazione tecnologica. Diversamente da

quelle, il nostro continente e il nostro Paese sono storicamente

all’avanguardia sul piano dell’industria creativa, vantando

eccellenze musicali, artistiche, nel design e nella cultura tout court.

Occorre comprendere che investire su queste punte d’eccellenza,

difendendo e garantendo il diritto d’autore, produce ricchezza e

genera posti di lavoro, specialmente per i giovani. Un’autorevole

ricerca realizzata da Ernst & Young e pubblicata a fine 2014 ci dice

che l’Europa creativa e culturale vale circa 536 miliardi di euro e

che questa industria nel suo complesso dà lavoro a oltre 7 milioni

di persone (molti più posti di lavoro dell’industria automobilistica

o di telecomunicazione), di cui il 20% ha meno di 30 anni.

Per rimettere in moto gli investimenti in questi settori bisogna

averne ben chiara la priorità, il che è possibile solo a patto di

sgomberare il campo da quell’insieme di luoghi comuni che,

nell’immaginario collettivo, si associano al diritto d’autore e

segnatamente alla sua gestione da parte di società di raccolta e

amministrazione come SIAE. La demonizzazione del diritto

d’autore e delle società deputate alla sua difesa non incentiva, anzi

contribuisce a indebolire le industrie creative nazionali ed europee,

già messe a dura prova dal momento storico che stiamo

attraversando. Paradossalmente, si lega al diritto d’autore l’idea di

una limitazione della creatività, quando invece il suo scopo,

come strumento, è proprio quello di difendere la paternità e dunque

l’originalità dei prodotti, oltre che – e questo non è certo un

aspetto secondario – la possibilità per l’autore di fare della creatività

stessa una fonte di reddito, al riparo da ogni mecenatismo.

Il diritto d’autore non è una tassa, al contrario è un meccanismo

di remunerazione per chi crea. Ogni opera dell’ingegno è frutto di

un’attività intellettuale, che la legge tutela come ogni altro lavoro, e

il diritto d’autore altro non è che uno strumento volto a garantire

all’autore diritti inalienabili sulle sue opere. L’autore può poi

valutare di cedere parte dei suoi diritti a entità giuridiche (editori) se

lo ritiene, ma rimane una sua scelta: l’investimento dell’editore può

rivelarsi utile, data l’alta competitività del settore creativo e gli

altissimi rischi di insuccesso, ma la valutazione di questa

opportunità rimane a capo dell’autore. Mi preme ricordare che gli

autori vivono esclusivamente dei proventi raccolti per gli utilizzi

delle loro opere. È la categoria di lavoratori più importante

nell’ambito dell’industria creativa, ma anche la più precaria, basti

pensare che è tra le pochissime a non avere diritto ad alcuna

pensione.

Per tutti questi motivi, la gestione dei diritti riveste un’enorme

importanza. È opinione diffusa che negli altri Paesi europei il

mercato sia liberalizzato e che, di contro, la gestione dei diritti

affidata a società di fatto monopolistiche come la SIAE crei

inefficienze e limitazioni nell’accesso alla cultura. Ebbene, anche

negli altri Paesi europei le Società di gestione collettiva del diritto

d’autore esercitano un monopolio di fatto. C’è di più: proviamo a

immaginare lo scenario che si profilerebbe in Italia se la SIAE, oggi

casa comune degli autori e degli editori, si frantumasse in tante

piccole realtà differenti. In primo luogo, la forza contrattuale della

categoria ne uscirebbe nettamente indebolita (si pensi, già oggi, alla

difficoltà di negoziare con colossi globali come YouTube, Apple

etc.). In secondo luogo, coloro che usufruiscono del repertorio

andrebbero incontro a grosse difficoltà in quanto, anziché fare un

contratto unico per l’utilizzo di tutta la musica, si vedrebbero

costretti a farne diversi con entità separate, in alcuni casi persino

per singole porzioni di uno stesso brano.

Una situazione caotica che – questa sì – genererebbe conflittualità,

inefficienze e ritardi insostenibili per gli autori. Il futuro dunque

non è la liberalizzazione a tutti i costi, bensì un processo di

aggregazione internazionale delle società degli autori in

alleanze che progressivamente ne riducano il numero in Europa,

semplificando l’ottenimento delle licenze paneuropee e garantendo

maggiormente sia gli autori che la diversificazione culturale. Infine,

un concetto molto caro alle lobby contrarie al diritto d’autore è che

nell’era di internet quest’ultimo debba andare incontro a una

revisione totale. Ricordo che qualche anno fa incontrai l’allora

Commissario europeo per l’agenda digitale Neelie Kroes. Era

convinta che per rendere la musica disponibile in ambito digitale a

tutti i cittadini europei, senza eccezioni di territorialità, bisognasse

cambiare le regole del diritto d’autore. Oggi è evidente a tutti che

grazie a servizi come Spotify, Deezer, Apple Music e decine e

decine di altri, la musica si è resa facilmente disponibile e ‘portabile’

in Europa. Per arrivare a questo risultato non c’è stato bisogno di

alcuna modifica delle regole del diritto d’autore, solo di accordi

frutto di negoziazioni.

L’industria musicale ha ancora grandi possibilità di sviluppo, perché

non c’è mai stata una domanda così elevata per il suo prodotto come

in questi anni. Se sapremo rivedere pregiudizi e luoghi comuni,

spesso alimentati da chi ha forti interessi commerciali in gioco,

conquisteremo un futuro con più lavoro e più ricchezza per tutti,

economica e non solo. Avremo più offerta di opere ai consumatori,

che potranno avere maggiore scelta, e soprattutto potremo

continuare a produrre cultura italiana, potremo continuare a far

nascere ancora oggi e domani capolavori come quelli di ieri. La

difesa del diritto d’autore darà all’Italia e all’Europa molte più

opportunità di crescita e di innovazione rispetto al suo

indebolimento.

 

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